150 Milligrammi - La fille de Brest, di Emmanuelle Bercot e S. Bosschem (Francia 2016)


E’ la storia vera della lotta della pneumologa francese Irène Frachon, che nel 2009 denunciò i rischi di un farmaco chiamato Mediator commercializzato dalla casa farmaceutica Servier.

Film Oro

Titolo Originale: La fille de Brest 
Paese: FRANCIA 
Anno: 2016 
Regia: Emmanuelle Bercot e Séverine Bosschem 
Sceneggiatura: Emmanuelle Bercot 
Produzione: Haut et Court e France 2 Cinéma 
Durata: 128 
Interpreti: Sidse Babett Knudsen, Benoît Magimel, Charlotte Laemmel, Patrick Ligardes, Mazureck Garance, Lara Neumann, Isabelle Giordano, Elise Lucet (le ultime due sono giornaliste e recitano nel proprio ruolo) 


Valori/Disvalori Educativi 
 
E’ la storia di una piccola eroina che partendo dal proprio lavoro quotidiano, svolto con passione e perizia, arriva a smuovere montagne, perché mossa dalla compassione verso i propri pazienti percepiti in tutta la loro dignità di persone. 
Pubblico 
Maggiorenni
A causa di alcune scene di interventi chirurgici molto realistici e dettagliati. 
Giudizio Artistico 
 
Un thriller sociale sulla medicina che riesce a tenere desta l’attenzione fino alla fine grazie ad un’ottima costruzione e interpretazione del personaggio principale 

“Vuoi fare la guerra alle industrie dei cattivi? Ti schiacceranno. Per adesso sono loro che ci danno da mangiare e senza finanziamenti niente ricerca”: in questa battuta si racchiude il dilemma che affligge la ricerca scientifica spesso, soprattutto in ambito medico, divisa tra esigenze etiche e necessità economiche. 150 milligrammi è il racconto di questa lotta ingaggiata dal dottor Irène Frachon contro una importante casa farmaceutica francese per salvare centinaia di vite dal rischio di una mortale cardiopatia. Una storia vera vissuta in prima persona dall’autrice del libro che ha ispirato il film, “Mediator 150 mg, Combien de morts?”.

Emmanuelle Bercot è sceneggiatrice e regista di 150 milligrammi e dirige una straordinaria Sidse usa Babett Knudsen (La corte 2015) in un racconto tutto incentrato sulla figura, ricca di sfaccettature, di questo medico bretone, una donna testarda e coraggiosa, ma anche ironica e sensibile.

Nel febbraio 2009 la dottoressa Franchon, pneumologo in un policlinico universitario di Brest, nota un sospetto collegamento tra i casi di ipertensione valvolare e polmonare e l'assunzione di un farmaco, chiamato Mediatore, commercializzato dai laboratori Servier. Con l’aiuto di un ricercatore, il professor Le Bihan, Irène comincia ad approfondire la questione e fa un’inquietante scoperta sul farmaco in questione. Con Le Bihan si rende però anche conto del preoccupante giro di interessi economici che ruota attorno alla commercializzazione di questo farmaco e dovrà scontrarsi contro l’universo arrogante e brutale di accademici e legali piegati alle esigenze delle case farmaceutiche. Ma Irène non teme il conflitto, il rischio e nemmeno il disprezzo, va avanti avendo a cuore un unico obiettivo: la salute dei suoi pazienti che portano un nome preciso. Nonostante le diverse e numerose difficoltà, trova lungo la sua strada alleati inaspettati: una studentessa in farmacia che cita il numero delle vittime a Brest nella sua tesi, l'epidemiologo Caterina Haynes, un editore tenace e audace, una giornalista de Le Figaro e persino un anonimo dipendente del CNAM (Fondo Nazionale per l'Assicurazione sanitaria) che di nascosto le passa dati su larga scala.

Irène è una donna tenace ma anche molto umana, il suo scopo principale è tutelare la salute dei suoi pazienti. Ed è esattamente questa la sua forza: ciò che per i normali ricercatori e per le aziende farmaceutiche sono solo numeri per lei invece rappresentano persone, con un nome e un volto precisi. La sua storia parla di una donna soprattutto determinata, apparentemente brusca ma in realtà mossa da una profonda compassione verso il prossimo.

Il suo personaggio così sfaccettato dà dinamicità al film e nonostante i tanti aspetti tragici della vicenda riesce dove necessario anche a sdrammatizzare il racconto. Irène è una donna caparbia, dai modi non sempre gentili che non sarebbe nemmeno qualificata per affrontare una ricerca di questo genere, ma, almeno nel film, possiede una virtù particolare: è capace di vedere la sofferenza dei suoi pazienti e sa dare la giusta priorità alle cose. Per questo è in grado di non lasciarsi spaventare da un sistema corrotto, perché non è mossa da interessi personali, ma dalla speranza di miglioramento e dalla volontà di salvare altri. 

150 milligrammi ripercorre tutte le tappe della vicenda della dottoressa Frachon fino al suo sorprendente epilogo in modo certamente romanzato, ma con una tale aderenza nelle intenzioni che alcuni dei personaggi reali hanno preso volentieri parte al film. Prima fra tutti la stessa Irène Franchon, che nella pellicola fa una breve apparizione, e le due giornaliste che la intervistano interpretano nella finzione il loro stesso ruolo.

Autore: Vania Amitrano 

Recensione tratta da 

----------
Visione raccomandata con riserva a causa della presenza di una decina di parole oscene

Film reperibile su Amazon Prime Video

Trailer:



Commenti

Post popolari in questo blog

God's not dead (Dio non è morto) di H. Cronk (USA 2014)

Mater Dei di Emilio Cordero (Italia 1950) Dur. 80'

Paolo, Apostolo di Cristo di Andrew Hyatt (USA 2018) Dur. 107 min.