Belle. La ragazza del dipinto di Amma Asante (GB 2013)
A fine ‘700 Dido Elizabeth Belle, una ragazza mulatta figlia illegittima e orfana di un ammiraglio della Royal Navy, riceve una educazione aristocratica presso la casa del nonno Lord Mansfield. Nonostante l’affetto che i familiari nutrono per lei, Belle non viene accettata nel circuito dell’aristocrazia locale e inoltre commette l’impudenza di appassionarsi al delicato caso della nave Zong che il nonno, come magistrato sta seguendo. Lord Mansfield deve infatti decidere se deve essere considerata illecita la decisione del comandante di buttare a mare 124 schiavi perché l’acqua potabile non era sufficiente..
Nel 1781 la nave negriera inglese Zong salpò da Accra con 442 schiavi (simili navi ne trasportavano non più della metà). La nave era stata pagata con delle cambiali (la transazione si sarebbe dovuta concludere proprio con la vendita di quegli schiavi) e per questo motivo il suo carico umano era stato assicurato in caso morte durante il viaggio. A causa di un errore del comandante inesperto, la nave si trovò a disporre di acqua potabile per soli 4 giorni, mentre ne mancavano 12 per raggiungere la Giamaica. All’unanimità l’equipaggio prese la decisione di buttare in mare degli schiavi e di chiedere poi il risarcimento all’assicurazione descrivendo l’evento come perdita del carico per causa di forza maggiore. Si iniziarono a buttare in mare 54 fra donne e bambini e poi si proseguì con gli uomini. In tutto furono 142 gli schiavi uccisi. Al ritorno in Inghilterra, l’assicurazione si rifiutò di pagare non volendo considerare gli schiavi alla stessa stregua di una merce. Il processo che ne seguì arrivò fino alla Suprema Corte del King's Beanch presieduta dal conte di Mansfield, William Murray.
E’ questa la storia che fa da sfondo a questo film che costituisce in qualche modo l’antefatto di Amazing Grace-2006 che raccontò la storia di William Wilberforce,il deputato che impiegò trent’anni per far approvare dal parlamento inglese una legge sull’abolizione della tratta degli schiavi nelle colonie del regno.
Il “caso Zong” costituì la prima seria presa di coscienza del problema e se si tiene conto che la legge contro lo schiavismo fu approvata nel 1833, si ha un’idea dei tempi che furono necessari per una completa maturazione delle coscienze.
Il film inizia raccontando una storia parallela: quella di Dido Elizabeth Belle, figlia illegittima di un ammiraglio della Royal Navy che rimasta orfana fu allevata dal nonno Murray (che appunto presiedette la corte che giudicò il caso Zong). Dido è costretta a vivere in un limbo indefinito: ha ricevuto una educazione da aristocratica ma non può partecipare ai pranzi organizzati da suo nonno; beneficia di un vitalizio lasciatole in eredità dal padre ma non può sposare una persona di rango. In questo modo i suoi sforzi per acquistare un riconoscimento della propria dignità si muovono in parallelo con la “causa Zong”, dove occorreva affermare il principio che gli schiavi imbarcati non sono equiparabili a merce deperibile.
Il film beneficia di un cast inglese di tutto rispetto: Emily Watson e Miranda Richardson ma soprattutto Tom Wilkinson, che impersona perfettamente la parte di un uomo onesto che ama la nipote Dido ma che è costretto a trovare continuamente un punto di equilibrio fra I suoi sentimenti e il rispetto delle convenzioni correnti. Situazione che ritrova anche nel “caso Zong”, dove sa che con la sua decisione, anche se giusta, finirà per danneggiare l’economia britannica. Altro aspetto molto curato è la scenografia sia degli interni che degli esterni così come dei costumi. La regia è attenta ma scivola spesso nel didascalico, cercando di spiegare più del necessario. Il ritmo è lento e la regista non sembra voglia sottolineare gli snodi drammatici (che pur ci sono) quanto mostrare come la presenza di persone ragionevoli e oneste comporta la fiduciosa speranza che i problemi verranno risolti.
Per la cronaca il giudizio d’appello sentenziò che l’assicurazione non doveva pagare l’armatore della Zong. Non perché avesse equiparato gli schiavi a una merce ma perché avrebbe potuto rifornirsi d’acqua e non lo fece.
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